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Governo Letta, parte l’Erasmus del lavoro

26 Giu 2013
Federico D
Politiche Sociali

Erasmus

Ne sapremo di più oggi, quando il piano sul lavoro giovanile varato dal governo Letta verrà presentato ufficialmente. Ma ci sono già delle linee guida dalle quali partire e soprattutto 1 miliardo di euro da investire, anche se il premier di cifre non vuole parlare, per ora.

In ogni caso ha anticipato le linee guida: “Un piano nazionale con un’attenzione particolare per il Sud, ma che si estenderà a tutta l’Italia”, ha assicurato, anticipando che ci sarà una seconda fase: “Sarà un piano nazionale che mi permetterà di andare al Consiglio Europeo e confermare agli altri leader che non chiediamo soldi, ma facciamo un piano nazionale italiano. Però serve un piano europeo che consenta ai giovani che escono da scuola di avere subito un rapporto con il mondo del lavoro, un Erasmus per il lavoro”.

Ecco, è questo uno dei punti fondamentali nuovi nella possibile riforma legata al lavoro giovanile. Un ufficio di collocamento europeo, ma soprattutto una connessione molto più stretta tra scuola, università e agenzie per l’impiego affinché i giovani possano imparare realmente mestieri che siano in grado di avere uno sbocco, magari non soltanto in Italia.

Al momento esiste già ‘Your First Eures Job‘ che ha l’obiettivo specifico di aiutare i giovani a inserirsi. Tutte le aziende possono partecipare al programma, ma solo le imprese con un massimo di 250 dipendenti possono beneficiare di un sostegno finanziario Ue. Oggi il contributo per il colloquio è di 200 o 300 euro in base al fatto che la distanza dalla propria città d’origine sia inferiore o superiore a 500 chilometri da quella in cui si fa il colloquio, mentre il contributo per il trasferimento varia da Paese a Paese, con la Danimarca che stanzia 1.200 euro e 600 euro per la Bulgaria.

E dal 2014 le risorse dovrebbero essere potenziate del 70% (oggi sono 19 miliardi) che comprendono borse di studio per l’università e contributi agli studenti che vogliano completare  all’estero una parte della loro formazione professionale. Maggiori competenze dunque che dovrebbero portare anche a maggiori sblocchi professionali.




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