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Partite Iva, è boom nel commercio

11 Apr 2012
Federico D
Guida Al Lavoro, Politiche Sociali

Dopo il boom fatto registrare a gennaio era fisiologico che il numero complessivo calasse. Ma comunque anche a febbraio le partite Iva aperte in Italia hanno raggiunto un numero notevole. I dati ufficiali per il secondo mese dell’anno parlano infatti di 55.434 nuove partite Iva, con un -0,64% rispetto allo steso mese del 2011.

Sono i numeri del Ministero del Tesoro che sottolinea come si tratti soprattutto di persone fisiche, la cui quota ha raggiunto il 76,8%, mentre le società di capitali rappresentano il 14,8%. Quanto alla ripartizione territoriale in Italia, il 43,4% delle nuove partite Iva si è registrato al Nord, il 22% al Centro, il 34,5% al Sud ed Isole. Come a dire che rispetto ad un anno fa c’è un calo al Centro e al Nord (in particolare al Nord-Est), mentre Sud ed Isole sono in aumento.

Scendendo nel dettaglio dei settori produttivi, sempre secondo i dati del Ministero, il maggior numero di aperture si è registrato nel commercio con il 21,9% del totale, seguito dalle attività professionali al 18,0%. Complessivamente il gruppo dei ‘servizi’ capitalizza il 53,4% delle aperture totali, con un aumento rispetto al febbraio 2011 del 4,6%. In crescita anche il settore agricolo (+2,4%), mentre in netto calo risulta quello industriale (-13,6%) ed una certa diminuzione c’è anche per il commercio (-2,6%).

Quanto alle persone fisiche, restano ancora in testa i maschi con il 64,5% di partite Iva, ma la percentuale femminile è comunque cresciuta  a confronto con il febbraio 2011: si parla infatti di un +7,11%. Il 52,5% delle aperture è stato registrato da giovani fino a 35 anni, unico segmento in sensibile aumento.

E vedremo se sulla cifra complessiva andrà ad incidere la riforma prevista nel complessivo disegno che riguarda il mondo del lavoro. Infatti per disincentivare l’utilizzo delle partite Iva fittizie è previsto che siano trasformate in collaborazione subordinata se si dimostra che il rapporto di lavoro sia superiore ai 6 mesi in un anno, valga oltre il 75% dei ricavi del lavoratore e quest’ultimo abbia un posto di lavoro presso il committente.

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