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Giovani e reddito, ecco la riforma Fornero

03 Dic 2011
Federico D
Guida Al Lavoro, Politiche Sociali

Da una parte la riforma delle pensioni, che resta un capitolo caldissimo. Ma dall’altra il neo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha promesso interventi urgenti e radicali anche per cercare di risolvere la questione occupazionale in Italia, soprattutto quella legata al lavoro giovanile e alla disoccupazione.

Da economista e studiosa della materia, ancor prima di occupare quella poltrona delicata, la Fornero ha ben chiara la situazione e lo ha ribadito anche nei giorni scorsi: “La disoccupazione giovanile è particolarmente grave anche per la questione geografica, con un Sud che dobbiamo riagganciare. Occorre spezzare il circolo vizioso che vede l’adattamento dei giovani a scarse prospettive e a una situazione in cui si vive”. Ovviamente non è solo un disagio degli Under 30, ma in questo caso si tratta di costruire presente e futuro. “Dobbiamo spezzare questo adagiarsi di giovani, che ormai non sono più nemmeno tali, non sono occupati e non sono studenti, non fanno niente, il Paese non può più permetterselo”.

Ecco perché già nell’incontro di domenica del nuovo governo con le Parti sociali sarà questo uno dei temi caldi da affrontare. “Dalla prossima settimana ci metteremo all’opera per migliorare il funzionamento del mercato del lavoro in un’ottica di più opportunità per tutti, e per i giovani e le donne in particolare”. E un altro punto fermo della riforma passerà per l’introduzione di un reddito minimo garantito, che dovrà comunque essere concordato con il resto del governo ancora prima che con gli altri soggetti interessati.

In effetti sarebbe un cambio di passo importante, visto che in Europa soltanto le Grecia non ha previsto sino ad oggi un’agevolazione di questo tipo. Ovviamente sono da studiare le forme concrete della sua elargizione, o sotto forma di integrazione al reddito dei lavoratori non protetti dagli attuali ammortizzatori sociali, come sono i collaboratori e i lavoratori parasubordinati oppure come un’imposta direttamente a carico dell’Erario a favore di chi sia sotto la soglia di una vita dignitosa.

Una proposta che comunque è già stata accolta con favore dalla sinistra, a cominciare da Pd e Sel con Nichi Vendola, soprattutto perché darebbe finalmente un po’ di respiro a famiglie penalizzate da licenziamenti e disoccupazione di lungo periodo.

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