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Donne e part-time fanno salire la quota occupati in Italia

19 Lug 2011
Federico D
Donne al lavoro

Da una parte il bicchiere mezzo pieno rappresentato da un dato positivo, seppur di poco, che segna l’aumento degli occupati in Italia. Dall’altro però la constatazione che a far salire il numero sono soprattutto i contratti part-time. Lo confermano i dati raccolti dall’Osservatorio Cisl su ammortizzatori sociali e occupazione.

Nel primo trimestre del 2011 il numero degli occupati in Italia è salito di 116mila unità, ossia dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con larga partecipazione della quota femminile. In particolare dopo dati negativi negli ultimi tre anni, l’occupazione nell’industria è salito dell’1,5%, cioè 70mila lavoratori in più, mentre in compenso c’è stato un calo sensibile nel settore costruzioni: 103mila lavoratori in meno, pari al 5,3%.

A tirare le file della crescita è soprattutto il lavoro a tempo parziale con 78mila uomini e donne in più (quota positiva del 2,3%), mentre è rimasto sostanzialmente invariato il numero dei lavoratori a tempo indeterminato: 19.000 lavoratori in meno rappresentano una quota pari al solo 0,1%. Al contempo cresce il numero dei dipendenti a termine (+4,1,% pari a 84.000 unità).

Andando ad analizzare il lavoro giovanile, però, i dati continuano ad essere drammaticamente preoccupanti: il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è cresciuto in un anno dal 28,8 al 29,6% con una punta del 46,1% per le donne che lavorano nel Mezzogiorno. A questo però si deve aggiungere il calo delle ore richieste dalle aziende per la cassa integrazione: 82,4 milioni quelle autorizzate nel mese di giugno, ossia oltre 20 milioni in meno rispetto al mese precedente e altrettanto rispetto all’analogo mese del 2010.

La flessione ha interessato tutte e tre le tipologie di cassa integrazione, ma è particolarmente significativa per la cassa straordinaria che nel primo quadrimestre 2011 è stata utilizzata per il 40%, confermando che le imprese hanno adottato un atteggiamento ancora prudente. Una flessione di richiesta che è più netta in Italia settentrionale così come in quella meridionale e nelle isole, mentre resta più tirata nell’Italia centrale.

Come fa notare l’Osservatorio della Cisl i segnali di una timida ripresa sono senza dubbio positivi soprattutto per i prossimi mesi, ma alla diminuzione delle ore di cassa dovrà far seguito anche un rientro effettivo dei lavoratori nelle aziende e una reale ripresa dell’occupazione giovanile soprattutto nelle regioni meridionali.

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